

Il vischio (Viscum album), che da buon semiparassita cresce sospeso tra cielo e terra, è stato reso famoso dai celeberrimi fumetti di Asterix il gallico: i Druidi attribuivano la massima sacralità al vischio e al suo ospitante, la quercia, tanto da permetterne la raccolta (per scopi medicinali, dato che lo chiamavano "ciò che guarisce tutto") solo in base a un rigoroso cerimoniale.
Il sacerdote vestito di bianco saliva sull'albero e recidiva i rametti con un falcetto d'oro, facendoli cadere su di un panno candido: i lattei perfettamente sferici fruttini, insoliti non solo per il colore ma anche per la stagione di apparizione, suggerivano infatti uno stretto legame della pianta con la luna e, come l'astro notturno, nemmeno il vischio poteva toccare il terreno.
La luna gli trasmetteva immortalità, saggezza e fecondità; mentre la sua collocazione, salda e tenace, ne ha fatto il simbolo di ciò che non può essere separato, nemmeno con la forza: ecco spiegato perché, oggi, gli innamorati usano baciarsi sotto un rametto di vischio! Il vischio non è un parassita, bensì un semi parassita, cioè "si limita" a prelevare dalla pianta ospite (o parassita) solo acqua e sali minerali, vale a dire linfa grezza che l'ospite ha appena risucchiato dal terreno mediante le radici.

L'unico danno consiste di solito in una maggiore necessità di assorbimento radicale da parte della pianta parassita, che però è libera di utilizzare la linfa grezza rimanendo per le proprie operazioni fotosintetiche.
Naturalmente ciò vale se le piantine di vischio sono una o poche: in caso di infestazione massiccia, l'albero viene comunque depauperato e può deperire fino alla morte.
Il vischio nasce da un semino, mantenuto aderente alla corteccia dal ramo da una sostanza vischiosa (donde il nome): spunta poi una radichetta, cioè un filamento che è in grado di scorrere sotto la corteccia della pianta, perforandone i tessuti più superficiali e infilandosi esattamente nell'alburno (lo strato sottostante la corteccia), all'interno del vaso xilematico (quello che trasporta la linfa grezza).
Fin da subito sottrae acqua e minerali che permettono così lo sviluppo della parte aerea del vischio, vale a dire di ramificazioni bifide (a dicasio) con foglioline a forma di goccia, dure e persistenti, perfettamente verdognole (indice di capacità fotosintetica).
Man mano che gli austori (filamenti che somigliano a radici) si moltiplicano, cresce la massa del semi parassita, fino a formare cespuglietti di grosse dimensioni (fino a 80 cm di diametro), sospesi su rami di alcuni alberi così da meritarsi l'appellativo di "pianta epifita".
Oltre alla quercia (dove troviamo un altro tipo di vischio, Loranthus quercinus, che ama anche castagni olivi), molte altre specie possono fungere da ospite: tigli, pioppi, salici, ontani e robinie, unitamente a melo e pero tra i fruttiferi, e soprattutto le conifere come l'abete bianco e il pino silvestre.
