

"Gli alberi sono come noi e noi siamo come gli alberi, ognuno con il proprio carattere, struttura fisica, fortuna e disgrazia. Osservando le piante, tutti ci possiamo riconoscere nell'una o nell'altra, perché anche esse come noi, possiedono una personalità, un modo di vivere, una educazione, una cultura", scrive Mauro Corona in"Le voci del bosco". Per lui l'uomo buono e generoso si riconosce nel cirmolo, il cocciuto nel carpino, il superbo nel noce, l'elegante nella betulla. Però che tipo sarà il Fico? Di questa stagione è vero protagonista e ha una nobile e antica storia alle spalle.

A Roma era sacro a Marte perché, dice la leggenda, Romolo e Remo furono allattati dalla lupa sotto un albero di Fico. Nell iconografia religiosa cristiana, dopo il peccato originale, una foglia di fico copre la nudità di Adamo ed Eva, perché la tradizione mediterranea identifica l'albero della conoscenza con il fico, sacro agli Egizi millenni prima di Cristo. Potremmo allora forse dire che il fico è un filosofo: generoso, ricco di dolcissimi frutti, ma anche urticante, se non lo si sa prendere per il verso giusto. Il suo lattice brucia la pelle, le sue foglie, in passato usate per pulire le padelle, irritano e i contadini mettono in guardia dal bruciarne i rami perché sprigionano un fumo tossico. Il Fico veramente ci assomiglia, come noi è pieno di lati positivi e negativi. Nessuno è tutto buono o tutto cattivo. Basta saperlo.
